Come si fotografa una cometa? Bella domanda, specie se non si è astronomi o fotografi specializzati. Da completo novizio di astrofotografia ho cercato quindi di affrontare questa nuova sfida con la cometa PanStarrs. Naturalmente ragionando da fotografo,e non da “astrofilo”. Quest’ultimo infatti di solito fotografa una marea di stelle che però per il neofita ha ben poco significato: sono miliardi di “puntini” apparentemente (non si indignino astronomi ed appassionati) tutti uguali. Idem le foto delle comete fotografate coi telescopi con forti ingrandimenti. Si vede solo la cometa e nient’altro.
Il fotografo deve invece inserire un elemento del paesaggio per rendere la foto più interessante. Il primo problema quindi è capire dove apparirà la cometa. Cercando in internet, è un’informazione che si trova facilmente sui siti di appassionati di astronomia.
La cometa Panstarrs sarebbe apparsa a circa 290° intorno alle 19.15 del giorno 21 marzo 2013, a cui si riferiscono le foto. L’attrezzatura nel mio caso non ha nulla di fantascientifico: una vecchia Canon 550D, con teleobiettivo Canon 70-200 f. 4, un robusto cavalletto Manfrotto, telecomando.
Ottiche troppo potenti in questo caso non servono, perché quello che interessa è come detto includere una parte del paesaggio. Indispensabile un binocolo per individuare la cometa, nel mio caso un 8×30, perché a occhio nudo può essere difficile da vedere.
La posizione prescelta, con ampio panorama sull’orizzonte con le Dolomiti di Brenta e la Paganella
Restava ora il problema di trovare una bella inquadratura, ovviamente con largo anticipo perché la cometa appare per poco tempo, circa un’ora scarsa nelle zone più favorevoli e quindi bisogna essere già piazzati. Nel primo tentativo, fatto qualche giorno fa, sono andato a naso ed ho fallito miseramente: la cometa è apparsa in posizione diversa da quel che mi aspettavo e quando mi sono spostato di circa mezzo chilometro per cercare una buona inquadratura con le montagne, la cometa era scomparsa.
Qui sull’Altopiano di Piné, dove abito, c’è una magnifica vista sulle guglie delle Dolomiti di Brenta, perciò stavolta mi sono fatto furbo.
Utilizzando Google Earth ho preso come riferimento gli “Sfulmini” del Brenta (una serie di campanili rocciosi), quindi ho tracciato delle righe con angolazione di 110° (290-180=110) verso l’Altopiano di Piné. Ho infine controllato i possibili punti di osservazione raggiungibili in auto che coincidessero con le righe in questione. Ho trovato una posizione perfetta in corrispondenza di un tornante a monte del Lago di Canzolino.
Ma come essere ragionevolmente sicuro di cosa avrei fotografato, e soprattutto: la visuale sarebbe stata libera? Anche in questo caso è venuta in soccorso una bellissima applicazione on line: Makepanoramas, ovvero il generatore automatico di cime.
Basta fissare il punto esatto di ripresa, la direzione in gradi, l’angolo di campo (12° nel caso del 200 mm canon) e il programma genera un profilo delle cime visibili dalla posizione scelta per lo scatto. Avuta la conferma della inquadratura che avevo immaginato, qualche ora prima sono andato sul posto a controllare che non vi fossero alberi, tralicci o altri ostacoli sulla visuale, e che vi fosse una piazzola adatta per sistemare il cavalletto.
Mezz’ora prima dell’evento ero posizionato e pronto per preparare tutta l’attrezzatura in buon anticipo. Indispensabile una piccola pila frontale con led rosso: la luce bianca è troppo forte si rischia di rimanere “orbi” per diversi secondi dopo averla spenta prima che l’occhio si riabitui al buio.
Col binocolo ho quindi iniziato a scrutare la porzione di cielo dove avrebbe dovuto comparire la cometa. Grande è stata l’emozione quando è apparsa PanStarrs, dapprima fioca poi sempre più luminosa. Ho fatto una serie di scatti a 400 e 800 ISO, con tempi variabili tra 15 secondi e 1 secondo (e anche frazioni di secondo), diaframma da f. 4 a 5,6, sempre usando il telecomando. Conviene fare delle prove, di norma è meglio usare tempi brevi (ben sotto al secondo possibilmente) onde evitare le “strisciate” delle stelle, e impostare valori ISO non troppo elevati (non oltre 1600) altrimenti la “grana” dell’immagine diventa fastidiosa.
Due raccomandazioni importanti: disinserire la messa a fuoco automatica e focheggiare sull’infinito in corrispondenza della tacca sull’obiettivo (NON girando l’anello di messa a fuoco a fondo corsa!); quindi togliere la stabilizzazione dell’ottica, perché fotografando su cavalletto può essere addirittura controproducente.
Una reflex dotata di lifeview aiuta molto la messa a fuoco (usare l’ingrandimento) e la visione complessiva dell’inquadratura.
E’ consigliabile, se l’apparecchio lo prevede, il sollevamento dello specchio per limitare il micromosso. Come potere vedere dalle foto che sono riuscito a fare, i risultati non sono disprezzabili. Certo aiuterebbe probabilmente un’ottica più luminosa, e magari una reflex full frame per contenere il “rumore” dell’immagine. In ogni caso per essere una prima esperienza con la foto astronomica credo di potermi ritenere abbastanza soddisfatto.