Il Carnevale di Grauno è uno dei più antichi dell’arco Alpino. È probabile che la sua origine sia addirittura antecedente al periodo romano, probabile retaggio degli antichi culti del popolo dei Reti, che nell’età del ferro e fino alla romanizzazione, viveva organizzato in tribù nell’attuale territorio regionale. Una di queste tribù era quella dei “Simbri” da cui deriva forse il nome dell’intera valle dove Grauno sorge, quella di Cembra. Gli antichi culti dei grandi fuochi, che onoravano la Madre terra e le divinità pagane per propiziare i futuri raccolti della bella stagione, si sono tramandati nei secoli.
Il Carnevale di Grauno segue un rituale che è rimasto pressoché immutato nel tempo. La notte dell’Epifania i coscritti (giovani prossimi alla leva militare) dell’annata aiutati da volenterosi, tagliano delle piante nel bosco, rigorosamente dopo la mezzanotte, che poi vengono fissate alle colonne delle quattro fontane del paese. Alcuni giorni prima del martedì grasso i coscritti aiutati da volontari tagliano un albero nel bosco che viene trascinato fino al paese. La scelta della pianta viene fatta insindacabilmente dai coscritti, con l’impegno nei confronti dei paesani di usare il ricavato della vendita del legname per far divertire la gente con canti, balli e qualche bevuta. Il Martedì Grasso, per le vie del paese ha luogo la “commedia, una recita all’aperto da parte di attori improvvisati. La pianta viene trascinata quindi per le vie del paese fino a un dosso che domina la Val di Cembra, dove c’è la “busa del Carneval”. L’ultimo che si è sposato in paese deve battezzare l’albero con un ramoscello intinto nel vino.
Quindi l’albero viene issato con delle funi in posizione verticale e “addobbato” con balle di paglia. La sera, al suono della campana dell’Ave Maria, arriva il momento più emozionante quando l’albero viene incendiato trasformandosi in una grande colonna di fuoco visibile da tutta la valle. Il canto che segue, quando il falò è ormai quasi spento, infonde una certa tristezza. Le parole recitano così: “Il carneval va’ via la Pasqua si avvicina ti scriverò biondina le pene del soldà”. Le ultime parole sono riferite ai giovani coscritti che da lì a pochi mesi dovranno fare la visita di leva e poi partire per il servizio militare.